sabato 2 ottobre 2010

Carrelli and Dinosaurs

Gli anni 80' si amano o si odiano.

Punto.

Per quanto bene tu possa cercare, non troverai mai qualcuno incerto. C'è chi dice che gli anni 80' sono stati il periodo di massimo splendore che il mondo abbia mai vissuto. Altri sostengono che quegli anni abbiano decretato la fine del massimo splendore del mondo.

Chi ha ragione?

Entrambi, forse. Gli anni 80' ci hanno portato tanta, tanta, tanta bella roba. I maiden, lo splatter, la british invasion del fumetto... tutte stelle meravigliose che sono sbocciate in quel periodo con un solo obiettivo: rendere il mondo un posto migliore. Ma, per la legge degli equilibri cosmici, quel periodo era destinato a farci pagare la differenza.

Allora ecco i Duran Duran, l'umorismo facile e pecoreccio della moderna televisione italiana, il traffico di modelle senza cervello, la filosofia capitalista dei più disparati mercati dell'arte...

Potremmo stilare liste infinite elencando le cose positive e negative di quegli anni ma, ammesso che sia possibile arrivare alla fine, una categoria resterebbe senz'altro fuori: i videogiochi.

Dove li metti i videogiochi?

Un nuovo tipo di arte, quella video- ludica, in grado di regalare gioie e dolori allo stesso tempo. Se ci pensiamo bene, i videogiochi sono l'unica branca dell'arte che può ancora progredire. Il cinema è ormai piuttosto privo di barriere da abbattere o di frontiere da raggiungere. Tutto sembra essere già stato detto e fatto e le uniche evoluzioni (fatta eccezione per il 3d, del quale ci sarebbe da parlare troppo) vengono dettate più dal cambiamento dei costumi che riflettono la realtà temporale in cui il film si colloca, piuttosto che da nuove avanguardie.

Stessa cosa vale anche per le altre arti visive, in cui la disperata ricerca dell'aura che vede impegnato l'artista, si trasforma inevitabilmente in una rivisitazione del passato.

La musica è un'altra storia. La volontà del musicista di raggiungere nuove frontiere ci sarebbe anche e verrebbe perseguita se non ci fossero i colossi discografici a tarpargli le ali.

Ma i videogiochi no. Il videogioco continua a rinnovarsi, a creare mondi nuovi, dimensioni inimmaginabili e sconfinate, potendo contare sullo stesso linguaggio di cinema e fumetto ma permettendo allo spettatore, divenuto giocatore, di provarle sulla sua pelle, in prima persona, come unico protagonista.

Se il protagonista muore, è il giocatore ad aver fallito. Quando vince, la sensazione è quella di aver scalato l'Everest.

E' come guardare Jurassic Park nei panni di Alan Grant, quando si riesce a salire sull'elicottero sei tu ad abbracciare Laura Dern, non Sam Neil.

Per questo e per altri mille motivi, l'ApowershallrisE ama i videogiochi.

Per questo e per altri mille motivi, l'ApowershallrisE ama gli anni 80'.

Queste strade sono piene di rabbia!

Era diventato un vero e proprio grido di battaglia per i ragazzi. E dovevano ringraziare Streets of Rage per averglielo dato.

Prego chiunque non sapesse cosa Streets of Rage sia, di cliccare QUI.

Un capolavoro in pixel del 1991, ma che trasuda tutta quella meravigliosa atmosfera nata con i genitori Final Fight e Double Dragon, rigorosamente anni 80'.

I nostri decisero di farne un film.

Non un corto, un film.

Con oltre cento comparse.

Ci misero due anni.

Ma ve lo racconto la prossima volta.

Amore e acciaio


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